Ex Dc vedono in controluce discorso Mattarella: “C’e’ Moro”
Fioroni e Tabacci, e’ il riferimento di ogni parola di oggi
Gli unici a dirlo esplicitamente sono stati due Dc doc, Bruno Tabacci e Giuseppe Fioroni, ma in tanti
con i capelli sale e pepe lo hanno pensato oggi mentre Sergio Mattarella riusciva a riaccende il senso comunitario del Parlamento cercando un minimo comun denominatore: se visto in controluce, il discorso di insediamento rinvia ad un insegnamento e a una tragedia che ha pesato molto nella vita del Presidente della Repubblica, quella di Aldo Moro.
Pur non citato, l’uomo dei 55 giorni e’ stato ben presente in quei 35 minuti di discorso, anzi ne ha costituito il polo di riferimento culturale, politico, etico e generazionale. Mattarella ha fatto politica nella corrente morotea e suo fratello, Piersanti, fu allievo di Moro all’universita’; era inevitabile. Ma oggi c’e’ stato un di piu’ che i due Dc doc hanno colto subito: “Mattarella ha pronunciato davanti al Parlamento un bellissimo discorso, di alto profilo costituzionale ed etico. Soprattutto ha sottolineato la necessita’ che i cittadini possano tornare a rispecchiarsi nelle istituzioni le quali devono lavorare per il bene comune e la dignita’ delle persone in questo monito, cosi’ come in ogni riga del suo messaggio abbiamo sentito l’insegnamento di Aldo Moro” commenta Fioroni, presidente della Commissione d’inchiesta sull’omicidio Moro. E Tabacci e’ ancor piu’ netto: “Un discorso sobrio ed efficace, carico di cultura istituzionale e costituzionale e di valori etici e morali. Il presidente Mattarella non ha avuto bisogno di citare Aldo Moro perche’ era presente in ogni riga del suo discorso”.
Mattarella anni fa da vice Presidente del Consiglio parlo’ chiaro sulla vicenda e quelle parole oggi possono spiegare il senso politico di certi richiami e riferimenti:”Sul caso Moro cisiamo accontentati della verita’ giudiziaria. Ci siamo fermati li’… Invece si puo’ e si deve cercare ancora. Ci sono ex brigatisti irriducibili, altri oggi in liberta’ che verosimilmente sanno e non dicono, che potrebbero far luce sui giorni del rapimento e invece non parlano. Ma non ci fermeremo. Perche’ ritengo che non saremo davvero padroni del nostro Paese finche’ non riusciremo a capire per intero le ragioni della morte di Moro”.
Parole, queste, del 1999 che riecheggiano quelle dette poche settimane dopo la morte di Moro, nell’agosto del 1978, da un altro siciliano, Leonardo Sciascia: “l’Italia e’ un paese senza verita’: bisogna rifondare la verita’, se si vuole rifondare lo Stato. Se non riusciamo ad arrivare alla verita’ sul caso Moro siamo davvero perduti. E’ stato un delitto che ci ha tutti coinvolti: ognuno ha le sue responsabilita’, con le proprie colpe. Ma siccome nella Fattoria degli animali tutti sono uguali e pero’ ci sono piu’ uguali degli altri, bisogna di fronte al caso Moro cercare quelli che sono piu’ colpevoli degli altri, piu’ degli altri responsabili.”