Attaguile, Infrastrutture: “Mezzogiorno e crescita del Paese”
La nomina di Graziano Delrio a ministro per le infrastrutture non deve significare solo discontinuità con il malaffare che era penetrato fino ai massimi vertici della burocrazia, ma deve inaugurare soprattutto un’attenzione ed una centralità nuove per il Mezzogiorno, afflitto da secolari e recenti ritardi infrastrutturali che ne impediscono il possibile determinante contributo al consolidamento dei primi timidi segnali di crescita del Paese.
Oltre all’insopportabilita’ ulteriore delle condizioni in cui versano le Regioni meridionali italiane – si pensi solo alla disoccupazione giovanile oltre i limiti greci ed iberici – va messo in campo il grande potenziale di sviluppo, da mettere in relazione con una posizione geografica dei porti, aeroporti, ferrovie e strade del sud, protesi verso le aree più propulsive dell’economia mondiale,
Investire sulle infrastrutture del sud non è solo attuare giustizia perequativa, coesione e occupazione, ma serve a invertire definitivamente il trend di declino dell’Italia e dell’Europa, per romperne l’isolamento e collegarle solidamente ai nuovi motori dell’economia globalizzata, il cui interscambio transita in larga misura dal Mediterraneo.
Gli impressionanti dati sulla caduta degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno nell’ultimo ventennio, pubblicati da Svimez, consentono di capire meglio l’origine principale della crisi.
Perfino la quasi totale assenza di episodi di corruzione riguardante appalti meridionali denota paradossalmente la rarefazione degli stessi, caratterizzati peraltro da una maggiore sensibilità e dalla vigilanza di rigorose misure antimafia.
Attrezzare il sud d’Italia come piattaforma logistica europea al centro del Mediterraneo significa consentire ed accelerare l’uscita dall’isolamento e dal declino.
Significa anche la ripresa di una politica mediterranea del’UE, scomparsa da tempo malgrado la vana enfasi della Conferenza di Barcellona 1995 e il fallimento dell’Unione per il Mediterraneo del 2008.
La tenace rivendicazione della titolarità della politica estera e di vicinato europee per una Commissaria italiana non può non suscitare un capovolgimento dell’ottica verso il confine più importante e critico dell’Europa, con un massiccio impegno di risorse per un “Piano Marshall” destinato alla sponda sud, anche al fine di ridurre la pressione migratoria con losviluppo di quelle aree intorno a noi, sottraendole alla morsa fondamentalista o alla neo-colonizzazione delle nuove potenze egemoni.
Per questo non basta un Ministro più sensibile, ne’ una più efficace strategia degli interventi consentita dal riaccorpamento degli affari regionali con il coordinamento dei fondi europei, e neppure la ricostituzione pura e semplice di un ministero apposito per il sud, che rischierebbe di righettizzarlo, perpetuando la limitazione degli interventi a quelli straordinari, ora europei, e continuando a concentrare altrove quelli ordinari, origine principale dell’aggravamento dei divari.
Una vera scelta per la centralità del Mezzogiorno e’ quella proposta fin dal 1979 da Piersanti Mattarella, mai attuata dopo il suo assassinio, di costituire presso la Presidenza del Consiglio un’Alta Autorità per monitorare la redistribuzione degli investimenti pubblici e la creazione di incentivi, primo fra tutti l’efficienza delle amministrazioni pubbliche e dei servizi, a partire dall’estirpazione del grumo degli accentramenti regionali divenuti, come in Sicilia, zavorre paralizzanti.