Sardegna, l’intervento di Capelli, la risposta del governo e la replica del parlamentare di CD su energia e occupazione

(Iniziative in relazione alle centrali elettriche sarde, con particolare riguardo all’eventuale proroga del relativo regime di essenzialità dopo il 31 dicembre 2015, e iniziative in merito alla metanizzazione della Sardegna – n. 2-01154)

PRESIDENTE. Passiamo all’interpellanza urgente Capelli n. 2–01154 (Vedi All. A), concernente iniziative in relazione alle centrali elettriche sarde, con particolare riguardo all’eventuale proroga del relativo regime di essenzialità dopo il 31 dicembre 2015, e iniziative in merito alla metanizzazione della Sardegna (Vedi l’allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo al deputato Capelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie Presidente. Sottosegretario Vicari, io vorrei uscire dalla prassi di questa interpellanza, potrei leggere qui la mia relazione illustrativa all’interpellanza, invece preferirei impostare questo confronto in maniera meno formale, ma non per questo meno importante sotto il punto di vista istituzionale, e quindi parlare della problematica ripresa dall’interpellanza che riguarda la proroga del regime di essenzialità per le centrali sarde, avendo già ascoltato la posizione del Governo in sede di interpellanza in Commissione due giorni fa sulla super interrompibilità, particolarmente cara alle aziende energivore, caso Alcoa – Super Euroallumina e aziende in crisi del settore in particolare in Sardegna.

  Noi sappiamo che Terna ha giustamente fatto dei conteggi per garantire alla rete nazionale i casi di interrompibilità e, quindi, mettere a regime delle aziende di produzione di energia elettrica che possano intervenire nei casi appunto previsti per l’interrompibilità; da dodici, cinque vengono cancellate e, tra queste, le centrali della Sardegna, in modo particolare quelle del Sulcis, E. On Fiume Santo e Ottana Energia, una al nord, una al centro, una nel sud della Sardegna, tenendo in piedi quella di Assemini che, tra l’altro, è in fase di chiusura anche per motivi di equilibrio ambientale.
Allora, quindi stiamo parlando di una situazione, per certi versi, presumibilmente risolvibile nel tempo, ma stiamo parlando di una regione dove è risaputo – non a tutti devo dire – che è l’unica regione d’Europa priva del metano, della metanizzazione, di fonti energetiche alternative a costo minore rispetto alle produzioni da oli combustibili e fossili. Quindi, stiamo parlando di una regione che è assorta anche agli onori della cronaca parlamentare perché è stata votata all’unanimità in sede parlamentare, prima al Senato e poi alla Camera, la mozione da me presentata qui alla Camera, insieme a tanti altri colleghi, sul «caso Sardegna».
Cos’è il «caso Sardegna» ? Il «caso Sardegna» è l’unica isola del Mediterraneo, di questa nazione e del Mediterraneo comunque, insieme alla Corsica… Non cito la Sicilia perché quei pochi chilometri che la distanziano dal continente non ne fanno più un’isola in qualche modo, nel senso che abbiamo il progetto sul ponte, abbiamo la presenza della ferrovia statale, cosa che – deve sapere, sicuramente lo sa – non è presente in Sardegna.
Quindi, parliamo di una regione che è sicuramente indietro nel sistema infrastrutturale, di una regione che in quella mozione è indicata come «caso» e non come «vertenza Sardegna», perché anche il parlare solo in questa sede del regime dell’essenzialità è, a mio avviso, sbagliato. Infatti, non si può non parlare di tutto ciò che comporta la mancanza del rinnovo dell’essenzialità in una regione priva di continuità territoriale, priva di infrastrutture, priva di ferrovia, priva di metano, con un tasso di disoccupazione altissimo nei bassifondi della classifica nazionale, con un tasso elevatissimo di dispersione scolastica, con il PIL pro capite più basso d’Italia di 16 mila e 200 euro.
Ma questa non vuole essere una lagnanza, anzi in certi momenti bisogna fare anche un’azione di autocoscienza e leggersi dentro e, quindi, parlare anche della classe dirigente sarda e nazionale, quella classe dirigente che, ad oggi, ha determinato che i costi per le infrastrutture in Sardegna costino il doppio del resto d’Italia. E lo studio del CNA di qualche giorno fa e dell’Istituto Tagliacarne ci dice che l’indice di costo per le infrastrutture in Sardegna, delle azioni pubbliche ovviamente, è di 209 euro pro capite contro i 100 euro nazionali. Quindi, vuol dire che si spende male e sarebbe interessante capire il perché; sarebbe interessante quasi proporre una Commissione d’inchiesta che verifichi il motivo per cui quelle infrastrutture costano 209 euro pro capite contro i 100 nazionali, così come sarebbe interessante capire perché si è indietro nella infrastrutturazione quando regione e Stato hanno speso moltissimo in Sardegna secondo questo studio.
Hanno speso una spesa pro capite di 1.240 euro contro una spesa pro capite di 764 euro nazionali. Quindi, c’è qualcosa che non torna, si è speso molto e si è speso male. Questa è una responsabilità della classe dirigente, è indubbio; della classe dirigente articolata in politica, amministrazione e burocrazia. Quanto di questa spesa sia corretta non sta a me stabilirlo in questa sede, probabilmente spetta ad altre istituzioni. Ma è anche interessante capire che, per esempio, nella rete idrica passa attraverso i tubi e arriva alle case solo il 45 per cento dell’erogato rispetto al 65 per cento nazionale, quindi una rete colabrodo; ed è anche interessante capire che, fatto cento, l’infrastrutturazione sarda, per esempio nel settore elettrico, è pari al 38 per cento, bassissima; per non parlare di quella ferroviaria del 17 per cento; va un po’ meglio nei porti e negli aeroporti perché – ahimè – sono vitali per essere nel mondo e per partire e arrivare in Sardegna.
Allora, perché parlo di queste cose ? Perché vorrei confrontarmi con lei su questo, con lei con il mio Governo, con il mio Governo. Vorrei confrontarmi fuori dallo schema delle relazioni sul fatto che c’è un’azienda, Terna, che decide, come azienda, quali devono essere i siti dove garantire e continuare con il regime di interrompibilità secondo calcoli economico-finanziari.
Ma è questo il nostro ruolo, è solo questo il nostro ruolo ? O il ruolo della politica è quello di capire socialmente, anche economicamente, quanto è necessario intervenire in alcune aree della nostra nazione e come intervenire.
Quindi, cosa si chiede nel caso specifico ? Tornando al caso specifico, esso non può essere considerato a sé stante, perché in quel tasso di disoccupazione altissimo rischiamo, con questa esclusione delle centrali sarde, di aumentare il tasso stesso: nell’immediato avremo 800 posti di lavoro che verranno chiusi. Ottocento licenziamenti diretti, senza pensare alle conseguenze create sull’indotto. Non parlo dei costi dell’energia in questo momento, anzi forse i costi dell’energia li abbiamo un po’ recuperati con il cavo Sapei. Ma mentre in Sicilia si recuperano giustamente alcune aziende e alcune centrali siciliane come quelle di Priolo e Milazzo, che inizialmente, secondo il calcolo economico finanziario di Terna, erano state escluse, ma verranno sicuramente recuperate in attesa che vada in esercizio il cavo della Sorgente-Rizziconi previsto per il primo semestre del 2016, cosa si chiede ? Si chiede che in un’attesa definita di un intervento di metanizzazione della Sardegna… o, meglio, anticipiamo ancora i tempi; forse si possono tagliare i tempi con il gas naturale e con lo stoccaggio già previsto – progetto presentato, per esempio, dalla Ottana Polimeri che è già all’attenzione del Governo e della regione – affinché nel breve si possano attrezzare aree di stoccaggio del gas naturale presso Oristano con dei mini degassificatori e, attraverso la centrale di Ottana in fase di riconversione, con un progetto presentato, si possa passare dalla produzione ad olio combustibile all’utilizzo del gas naturale, con ovvi vantaggi – che non sto qui a sottolineare – per il costo dell’energia e per il mantenimento di quella centrale a vantaggio dell’uso domestico e a vantaggio dell’uso industriale.
Quindi, cosa si chiede in subordine ? Che il regime di interrompibilità ed essenzialità venga prorogato almeno per il prossimo anno, in subordine almeno per la centrale di Ottana e non per quella di Assemini che è in fase di dismissione.
Non ho il tempo di rappresentargli e di provocargli quelle emozioni che provoca a me rappresentare l’isola nell’isola.

Vede, sottosegretario, la Sardegna è un’isola, ma esiste in quel territorio la Sardegna centrale, che è un’isola nell’isola. Ma di questo bisogna parlarne nelle sedi opportune perché anche questo fa parte della miopia o dello strabismo politico tipico di una parte della dirigenza sarda e locale. Si parla in Italia del centralismo romano, ma sapete in Sardegna si parla del «Cagliari centrismo» cioè di un’isola che è rappresentata non più come un’isola ma come una clessidra, perché si portano avanti azioni politiche che determinano un bipolarismo nord-sud stringendo al centro, cioè quell’isola nell’isola che è fuori dalle attenzioni opportune di una classe dirigente, che deve programmare uno sviluppo, che porti per esempio ad abbassare il tasso di spopolamento delle aree interne della Sardegna, fra l’altro bellissime e poco conosciute.
Quindi, io sono portato e sarei portato a leggerle la relazione fatta di numeri e di considerazioni che cercano di sostenere la tesi per la quale impegnare il Governo ad attivarsi perché ci sia questo periodo utile e necessario per passare da un regime di produzione elettrica da combustibili fossili e olio combustibile alla metanizzazione o all’uso del gas naturale. Quindi, si chiede una deroga, una deroga possibile che è già stata concessa nell’annualità del 2015, che scade il 31 dicembre. Quindi siamo lì; dovete decidere.
Io chiedo al mio Governo che, forte di quella mozione approvata dal Governo e all’unanimità da questo Parlamento, assuma una posizione politica nei confronti di Terna e che non senta il mio Governo dire che Terna ha fatto le sue scelte sulle quali noi non possiamo incidere. Terna è controllata dal Governo. Terna fa il suo giusto mestiere di impresa, ma noi non siamo impresa. In quest’Aula, si discute di impresa ma si fa politica, politica sociale ed economica di sussidiarietà, di solidarietà, di sicurezza e di garanzia del lavoro; è un sistema più complesso perché i ruoli sono diversi, i ruoli di responsabilità sono diversi e quindi io le evito la mia relazione e spero che anche lei eviti la sua, o meglio se lo riterrà opportuno, entrando sul tema delle considerazioni che ho portato alla sua attenzione, fiducioso in una risposta che possa aprire anche a un briciolo di speranza.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico, Simona Vicari, ha facoltà di rispondere.

  SIMONA VICARISottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevole Capelli, io non posso sottrarmi alla relazione che contiene dati ed è tecnica rispetto alle domande che sono state poste da lei e dal collega Dellai. Altra cosa è individuare un momento di confronto più politico con un tavolo, dove alcune considerazioni che lei ha esposto possono essere approfondite anche con le istituzioni a cui lei faceva opportunamente riferimento, che poi sono quelle sulle quali camminano molte delle azioni e delle scelte del Governo centrale, in riferimento alle istituzioni proprio sarde quindi regionali, o addirittura degli enti locali in alcuni casi. Per cui, non ci sottraiamo ad eventuali confronti e programmazioni. Io oggi devo affidarmi ad alcuni elementi tecnici che devo riferire al Parlamento, rispetto alle questioni che sono state poste.
Rispetto al primo quesito, concernente il meccanismo della cosiddetta «superinterrompibilità», le azioni volte alla richiesta di proroga presso la Commissione europea si sono svolte in maniera puntuale rispetto alle esigenze. In particolare, sul tema è aperto un complesso confronto tecnico con la direzione generale della concorrenza, la Commissione europea e il nostro Governo e si sta lavorando in maniera serrata per riuscire ad ottenere una decisione da parte di quella Commissione in tempi utili a garantire proprio la continuità di funzionamento dello strumento in questione.
Il nostro Ministero, il Ministero dello sviluppo economico, ritiene infatti che attualmente l’interrompibilità per la Sicilia e la Sardegna costituisca una misura necessaria ed indispensabile per la sicurezza del sistema elettrico delle isole maggiori e di fondamentale supporto, in termini di stabilità e qualità del servizio energetico, all’attrazione di nuovi investimenti industriali proprio nelle isole.
Per quanto riguarda invece il regime della «essenzialità», la logica che porta Terna spa, in qualità di concessionario della rete di trasmissione, ad identificare anno per anno gli impianti come essenziali, la loro logica è esclusivamente quella della funzionalità degli impianti rispetto alla sicurezza del sistema elettrico.
Questa valutazione viene ripetuta ogni anno proprio per le condizioni di sicurezza che possono modificarsi.
Nel caso della Sardegna, l’elemento di forte discontinuità è costituito dall’entrata in esercizio del nuovo elettrodotto e dai dispositivi compensatori installati. Nel caso invece della Sicilia sarà – anche questo in un futuro; ancora non ci siamo – l’entrata in esercizio del nuovo collegamento con il continente. La nuova «essenzialità» non comporta comunque la chiusura degli impianti, che possono rimanere a produrre, ma secondo logiche di mercato, ossia senza copertura dei costi che sono assicurati dalle tariffe elettriche. Questo significa che dovranno essere affrontate alcune problematiche, come la necessita di interventi sui siti per ridurre i costi e il miglioramento dell’efficienza e si dovranno dare prospettive stabili e durature alla produzione.
Su queste problematiche il Governo e la regione sono in contatto da tempo e si avvieranno delle verifiche con le imprese che sono interessate, perché vengano valutate proprio insieme a loro le strade che si ritengono percorribili.
Le questioni occupazionali presenti in Sardegna sono sicuramente una priorità anche da un punto di vista – mi permetto di dire – culturale. Tuttavia, sul fronte dell’energia elettrica, oltre alle azioni volte ad equilibrare i prezzi all’ingrosso conseguite grazie al SAPEI non si ravvisano ulteriori azioni in grado di risolvere in maniera strutturale. Strumenti come la remunerazione degli impianti essenziali e la «superinterrompibilità» sono servizi per la sicurezza della rete elettrica per i quali i soggetti selezionati ricevono premi – lo sappiamo – commisurati ai costi evitati per il sistema. Non si dovrebbero interpretare come sostegni all’economia della Sardegna e di altre aree in difficoltà, ma come servizi per la sicurezza della rete elettrica, per i quali i soggetti selezionati ricevono premi – come abbiamo detto – commisurati ai costi che vengono evitati di aggravio per il sistema.
Come particolare riferimento alla «superinterrompibilità», il carattere di servizio per la sicurezza è l’unico che consente al Governo di giustificare una richiesta di proroga per la Commissione europea, mentre evidenziarne il carattere di sostegno sociale o di strumento di politica industriale – come spesso si legge anche sulla stampa – può indurre a classificare erroneamente la misura.

  A tal fine informo che, a seguito di un incontro che si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico il 24 novembre, il Ministero ha informato la regione Sardegna di essere in costante contatto con la Commissaria dell’Unione europea alla concorrenza Margrethe Vestager per seguire da vicino il dossier che riguarda proprio la fornitura di energia alle imprese delle due isole, in base alla regola della super interrompibilità in modo, ripeto, da eliminare il rischio di aiuti di Stato. Nella medesima riunione è stata esaminata anche la questione dell’essenzialità per gli impianti che producono energia elettrica in Sardegna. A questo riguardo, il Ministro Guidi ha confermato il proprio impegno per cercare soluzioni che garantiscano, sia il sistema elettrico regionale, che l’occupazione degli impianti interessati.
Per quello che attiene ai problemi concernenti la mancata metanizzazione della regione, richiesto con il vostro secondo quesito, preme evidenziare che il progetto Galsi, che avrebbe dovuto trasportare il gas proveniente dall’Algeria favorendo la metanizzazione della Sardegna, ha registrato la chiusura favorevole della conferenza dei servizi del procedimento di autorizzazione il 22 dicembre 2011. La regione Sardegna ha espresso la sua intesa favorevole con la delibera di giunta del 18 aprile 2012. Manca ancora, per la chiusura del procedimento di rilascio del decreto di autorizzazione, l’espressione d’intesa da parte della regione Toscana che è interessata per la parte di approdo. Tuttavia, il motivo della sospensione di fatto del progetto Galsi è determinato principalmente dalla decisione finale di investimento da parte delle componenti azionarie algerine nella società Galsi. A questo si aggiunge che il mercato del gas non è in fase di espansione poiché la domanda di gas è diminuita a livello europeo e italiano per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e per l’incremento dell’efficienza energetica, ma anche per l’attuale congiuntura economica. Il 2 ottobre di quest’anno la giunta regionale della Sardegna ha approvato una delibera in cui vengono accettate le linee guida del piano energetico ambientale regionale nel quale, tra l’altro, si evidenzia che la metanizzazione della Sardegna, anche a seguito del momentaneo accantonamento del progetto Galsi, ha assunto una rilevanza tale che implica un focus specifico nel PEARS, con la possibilità di valutare, in sede di predisposizione dell’aggiornamento della proposta tecnica, di affrontare gli aspetti di dettaglio da un punto di vista tecnico, ma anche amministrativo, attraverso la predisposizione di un piano attuativo appositamente dedicato. Questa impostazione metodologica è supportata anche dagli esiti del confronto in corso con il Governo sulle modalità di approvvigionamento di gas naturale per l’isola nel quadro della strategia nazionale sul gas naturale liquefatto. Un approfondimento per lo sviluppo proprio del GNL nella regione Sardegna è stato recentemente messo in campo con la prosecuzione dei lavori del tavolo tecnico che è stato già avviato per studiare le diverse alternative per la metanizzazione dell’isola, attraverso la valutazione e razionalizzazione delle varie iniziative imprenditoriali. Infine, evidenzio che sono stati presentati diversi progetti di massima da parte di soggetti per la metanizzazione dell’isola che riguardano, sia l’apporto del gas naturale, con interconnessioni sottomarine con la rete nazionale del gas naturale, sia la realizzazione di depositi di gas naturale liquefatto.
Il Governo sta valutando tutte le possibili ipotesi per trovare la soluzione del problema della metanizzazione della Sardegna e mi auguro nel modo più condiviso da parte delle istituzioni regionali, ma anche da parte degli imprenditori proponenti di alcuni progetti.

PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti dell’Istituto comprensivo statale «Viale dei Consoli» di Roma, che seguono i nostri lavori (Applausi).
Il deputato Capelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie Presidente, io ho cercato di porre questo momento di confronto su un altro piano. Purtroppo, prendo atto di non esserci riuscito. E devo manifestare la mia totale insoddisfazione ed è un momento difficile per me, nel senso che manifesto la mia totale insoddisfazione nei confronti a questo punto della risposta di un Governo che sostengo, che ritenevo aperto al fare politica, che ritenevo aperto a un reale segno di attenzione nei confronti, sì della mia isola, ma dell’intero Mezzogiorno. Quel Governo che anche ieri, pur non condividendo alcuni aspetti, ho sostenuto in quest’Aula, garantendo con la mia presenza il numero legale fino all’ultimo messo in dubbio dalle presenze della maggioranza. Perché dico questo ? Per manifestare il mio rammarico su questa risposta. Addirittura, mi scusi sottosegretario, ha citato anche le logiche di mercato e il sistema occupazionale che ha anche degli aspetti culturali. Ma lei sa cosa vuol dire fare impresa in un’isola dove mediamente negli ultimi trent’anni il costo energetico è stato superiore rispetto alle altre regioni d’Italia del 40 per cento ? Lei sa cosa vuol dire fare impresa quando non può garantire, non solo il costo, ma anche i tempi di trasporto del proprio prodotto o del proprio manufatto richiesto, tra l’altro, al di là del Tirreno ? Lei sa quando il costo del denaro è superiore del 14 per cento rispetto alle altre parti d’Italia, cosa vuol dire fare impresa ? Quando su alcune strade, che sono di interesse nazionale, curate dall’ANAS, per non parlare delle provinciali, non si possono superare i 50 chilometri orari per problemi di sicurezza ? Quando esiste, unica provincia e unica città capoluogo d’Italia, insieme a Matera, una città, Nuoro, dove ci sono ancora le ferrovie complementari, dove non c’è l’elettrificazione del sistema ferroviario, dove in alcuni territori non arriva il trasporto su ferro per container superiori ai trenta metri cubi ? Sa che cosa vuol dire avere e sentire lontano uno Stato che deve garantire dei diritti e non dei privilegi ? E mi parla di un problema occupazionale legato anche alla cultura. Guardi, la cultura dell’assistenzialismo è stata dimenticata da tempo in Sardegna. È stata la prima regione d’Italia che ha eliminato il contributo a fondo perduto e nello stesso tempo è la prima regione d’Italia che con la legge n. 162 del 1998 garantisce l’assistenza ai più deboli con 113 milioni di euro all’anno di stanziamento contro i 150 milioni di euro all’anno di stanziamento nazionale da parte dello Stato per tutto il resto delle altre regioni. Questo vuol dire vivere in quella bellissima isola e fare impresa in quella bellissima isola.
Quindi quegli imprenditori non li definirei eroi ovviamente, ma testardi e convinti che si può non abbandonare quell’isola e fare impresa nella valorizzazione dei prodotti locali, delle risorse e delle materie prime locali, apprezzati in tutto il mondo e non parlo soltanto di ambiente. Però fare impresa significa anche avere…ieri si sono conclusi i termini per la presentazione delle domande per un McDonald’s di prossima apertura nella città di Nuoro, sa quante domande per quaranta posti sono arrivate ? Diciottomila. Questo dovrebbe farci riflettere. Quindi è un’isola che si aggrappa a tutto, non ad un aiuto di Stato per una o più aziende, ma un aiuto di Stato sì per una regione. Il termine nei confronti dell’Europa è da porre in questi termini, non è un aiuto di Stato a un’azienda, è un aiuto di Stato a una regione. Lei stessa ha detto che per la Sicilia non è ancora pronto il cavo di interconnessione, quindi per sei mesi – quindi sarà almeno un anno – ci sarà la proroga del regime di essenzialità. Si chiede il lo stesso parametro in attesa della metanizzazione. Ha parlato del Galsi, guardi, il Galsi non è stato voluto dalla regione Sardegna ma da quel Governo nazionale di allora che è un progetto farsa, del costo di 150 milioni che collega l’Algeria alla Sardegna, passa per la Sardegna e arriva a Piombino. È un cavo monomandata, nel senso che se l’Algeria domani le chiude il rubinetto, quell’isola non può essere approvvigionata perché non c’è la possibilità di rimandare dal continente verso l’isola, sullo stesso tubo, il gas per l’approvvigionamento. È un progetto privo della – mi scusi il bisticcio di parole – progettazione delle sottostazioni, che devono abbassare le atmosfere per potere conferire e trasportare il gas fino alle abitazioni o presso le aziende, quindi è un tubo di gas che passa per la Sardegna ma non dà il metano alla Sardegna. Quindi, per piacere, non lo facciamo proprio il Galsi e quei 150 milioni spendiamoli bene. Quindi dimentichiamo il Galsi, è un progetto truffa che andava a recuperare risorse pubbliche per i soliti noti. Non c’entra niente con la metanizzazione del gas. Diverso è il gas naturale liquido di cui ho parlato, c’è un progetto in corso con la stazione di stoccaggio presso il porto industriale di Oristano, a trenta chilometri da Ottana Energia. Quindi cosa si chiede ? Si chiede non di fare assistenza sociale, l’ho già letto La Stampa quello che lei ha riferito in quest’Aula, perciò potevamo anche evitare, per intenderci. Chiedevo qualcosa di più, chiedevo quell’impegno politico, quale azione di investimento di denari pubblici e di intervento pubblico non ha risvolti sociali ? Perché si dice che Terna deve pensare a fare impresa, quindi non parliamo dei livelli occupazionali. Ma se noi non abbiamo l’obiettivo di rendere equo, giusto, corretto e con dei risvolti lavorativi o di consentire pari condizioni di concorrenza per le imprese non è un aspetto sociale questo ? E quindi questo ci salva dall’intervenire ? Io non credo che sia questo il discorso da fare. Credo che se non c’è lungimiranza e non c’è comprensione di quale deve essere il fine della vostra azione in questo caso, beh, allora non c’è elemento di discussione. Io spero che da qui al 31 dicembre si possano trovare i giusti elementi per cambiare l’orientamento di questa decisione, perché credo che il caso specifico Sardegna vada risolto e vada risolto secondo i crismi del confronto continuo, della determinazione, della correttezza, della determinazione di una decisione attesa da troppo tempo.

  Quindi, auspico che quanto traspare dalla sua relazione e dalla sua risposta possa essere completamente invertito a favore di una decisione attesa da troppo tempo e quindi auspico che quanto traspare dalla sua relazione e dalla sua risposta possa essere completamente invertito a favore della Sardegna.