Dl banche: Tabacci, rivedere la deroga per le Bcc oltre 200 milioni – Agenzia e testo integrale intervento

“Si tratta di lavorare per correggere in sede di conversione il testo del decreto-legge”, “in particolare, sulla deroga che concede alle Bcc con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni la possibilita’ di trasformarsi in Spa, versando il 20% della riserva indivisibile all’erario”. Lo ha affermato Bruno Tabacci (Des-Cd) intervenendo in Aula alla Camera sulle pregiudiziali al Dl banche. Secondo Tabacci “non e’ in discussione la liberta’ che una Bcc possa chiamarsi fuori dal progetto comune, non e’ auspicabile, certo, ma si deve tener conto di un orientamento diverso, solo che questo puo’ avvenire a condizione che la ccC che si trasforma in spa versi ai fondi mutualistici la riserva indivisibile. Questo e’ il punto essenziale”.

 

Riforma delle Bcc, il testo integrale dell’intervento di Tabacci alla Camera
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Viceministro, non credo ci sia materia per una questione pregiudiziale di incostituzionalità, sia sull’urgenza che nel merito. C’è un decreto-legge che consolida la cosiddetta autoriforma del credito cooperativo, da tempo annunciata. Si tratta di affrontare, con le risorse del settore e senza oneri per lo Stato, l’oggettivo deterioramento dei crediti concessi alle imprese e alle famiglie, a sostegno dei territori, in una fase di dura crisi economica, che ha reso più fragile e, in qualche modo, debilitato il credito concesso.
Si tratta, inoltre, di migliorare la governance, talvolta troppo carente in queste piccole banche, ma purtuttavia così preziose perché cariche di storia e di umanità, e che con la cooperazione hanno fatto vivere un’altra modalità di associarsi e di produrre. Ovviamente si tratta di lavorare per correggere in sede di conversione il testo del decreto-legge: la natura della conversione parlamentare ha proprio questa caratteristica.
In particolare, sulla deroga che concede alle BCC con un patrimonio netto superiore ai 200 milioni di trasformarsi in Spa, versando il 20 per cento della riserva indivisibile all’erario: non è in discussione la libertà che una BCC possa chiamarsi fuori dal progetto comune, non è auspicabile, certo, ma si deve tener conto di un orientamento diverso, solo che questo può avvenire a condizione che la BCC che si trasforma in Spa versi ai fondi mutualistici la riserva indivisibile. Questo è il punto essenziale. È il favore fiscale accordato che ha consentito di crescere nel tempo la riserva indivisibile, proprio per consentire la capitalizzazione dell’impresa cooperativa, la cui natura giuridica rende molto problematico l’affaccio ai mercati finanziari.
L’indivisibilità è la condizione della continuità della vita della cooperativa e il suo legame intergenerazionale nel corso della storia; non sono gli ultimi soci i destinatari del patrimonio accumulato, ma la società intera, nel suo complesso, che ha investito sulla cooperazione come sulla più alta modalità sociale del produrre. Non si può fissare un principio di dissolvimento, ma io sono convinto – e ho anche apprezzato, in questo senso, l’intervista che qualche giorno fa ha reso il Viceministro – che di questo si deve parlare in sede di conversione e che si potrà opportunamente trovare un punto di equilibrio ragionevole.