Riflessioni su Campo Progressista

di Roberto Capelli, deputato di Centro Democratico

Roma, 15 GIU – Da più parti si chiede di chiarire se la proposta politica di Campo Progressista sia alternativa al Pd. La risposta non può prescindere dalla legge elettorale e da una dirimente premessa: le formazioni politiche che si riconoscono nei valori, programmi e principi del centrosinistra europeo non possono guardare ad alleanze di governo, e tantomeno elettorali, con forze politiche che esprimono valori e principi economici sociali e culturali di destra, movimenti populisti e antieuropeisti.

Su questo principio si basa, ad oggi, la sostanziale differenza tra Campo Progressista e Matteo Renzi e tra Campo Progressista e la sinistra estrema.
 Perché sottolineo tra Matteo Renzi e Campo Progressista? Qui sta la seconda, dirimente, premessa. Campo Progressista ha un progetto politico impostato sul “noi” e non sull’ “io”. Giuliano Pisapia rappresenta, infatti, la sintesi di una proposta discussa, sviluppata e concordata tra le diverse sensibilità territoriali e le molteplici rappresentanze del mondo economico sociale e culturale che vogliono cambiare il nostro Paese, valorizzando le esperienze e consolidando le nuove energie che la nostra società esprime.

Mentre oggi, invece, il Pd esprime solo la sintesi del “pensiero” renziano che si caratterizza per il “pensiero unico del capo”, che limita il confronto e isola le vitali minoranze interne che costituiscono la vera linfa democratica di un movimento politico. Ciò si traduce nella impostazione di una politica e azione di governo che porta ad isolare sempre di più le periferie del Paese, le parti più deboli della società, favorendo il consolidamento centralistico delle aree forti geografiche, economiche e sociali.

Fatte queste premesse è evidente che se dovessimo confrontarci con una legge elettorale di impostazione proporzionale, Campo Progressista non potrà che proporsi in una dimensione completamente alternativa al Partito democratico di Renzi, così come sarà alternativo agli altri partiti e movimenti che si contenderanno democraticamente il consenso degli italiani, seppur all’interno di una prospettiva di governo chiaramente inquadrata nell’area del centrosinistra che si opporrà in maniera forte sia al centrodestra che al movimento grillino.

Nel caso, invece, si dovesse intraprendere la strada che porta ad un sistema elettorale di tipo maggioritario – con una chiara (seppur forzata perché contra legem), indicazione di quello che potrà essere il candidato alla Presidenza del Consiglio e con la previsione di un premio di maggioranza alla coalizione, è chiaro che non si potrà prescindere da un accordo di coalizione e di governo con le altre forze di centrosinistra, a partire dal Partito democratico con evidente, necessario, ricorso alle elezioni primarie di coalizione per l’indicazione della figura di candidato a capo del Governo.

In questo caso Campo progressista competerà con le altre forze della coalizione sostenendo un suo candidato e una sua piattaforma programmatica e di priorità per il Paese. Se, invece, il Parlamento, col Pd e il M5S in prima fila, vorranno insistere con una legge elettorale che preveda un premio alla lista, anche in quel caso Campo Progressista tornerà ad essere alternativo a tutte le forze politiche, a partire dal PD di Renzi.

E’ evidente e naturale che la scelta del modello elettorale di riferimento, rappresenterà la chiave di volta per capire la natura della strategia politica di Campo Progressista, ovvero  l’essere alternativo o competitivo al Pd.
Altrettanto evidente è che la proposta di Campo progressista con Giuliano Pisapia, è un’offerta politica tutta improntata all’inclusione e al confronto costruttivo, nella chiarezza e consapevolezza di rappresentare quella realtà del Paese che non ha paura di nascondere ai cittadini le difficoltà esistenti che vanno affrontate e superate con l’equo contributo di tutti. Provando a chiudere definitivamente la forbice sociale ed economica di quella diseguaglianza che divide l’Italia e soprattutto gli italiani.

Campo progressista, al momento, è riuscito a rianimare ed ad indicare la via unificante di un nuovo centrosinistra di governo e, siamo convinti, che avrà anche il gravoso compito, nei prossimi anni, di lavorare per riunificare e ricucire un Paese oggi sempre più diviso. Con un centronord che, pur tra mille difficoltà, rimane legato al traino economico della migliore Europa, un mezzogiorno che soffoca nella rassegnazione e con le Isole dimenticate, come un’appendice inutile, che vanno sempre più alla deriva.
 L’obiettivo: un’Italia solidale, che lotti per superare le diseguaglianze sociali ed economiche, avendo cura delle energie che vengono dalla nuova inclusione, che sappia tutelare e valorizzare le nostre regole di convivenza sociale e culturale, che lavori per un reale riequilibrio nazionale tra i territori non orientato alla semplice distribuzione dei pesci ma alla fornitura reale di canne da pesca e delle barche.