L. Fiscale, Capelli: “Ok a fiducia, ripartire da contrasto d’interesse”
“Molte questioni sono state affrontate, non tutte risolte, in questo decreto che oggi convertiamo definitivamente in legge e che è la prima, fondamentale, tappa dell’ultima sessione di bilancio della legislatura che si sta per concludere ma è stata evidente la volontà di migliorare per quanto possibile la situazione delle persone, delle famiglie, delle imprese, dei territori in difficoltà, come, solo per fare un esempio, la Sardegna, per la quale si è ottenuto un importante contributo relativamente al settore agropastorale, che da sempre è in forte difficoltà e che oggi soffre ancora di più, anche per gli evidenti, ed innegabili, cambiamenti climatici, con siccità prolungate e gelate improvvise che riducono la capacità produttiva della terra, e quindi mettono in difficoltà le stesse azione agropastorali”.
Lo ha dichiarato l’on. Roberto Capelli, nel corso della dichiarazione di voto per il Gruppo Democrazia Solidale -Centro democratico in Aula sul decreto fiscale.
“Voteremo la Fiducia e il provvedimento stesso ma non per questo possiamo tacere le mancanze che, a nostro parere, si sono registrate sia nel decreto sia nell’intero sistema dei provvedimenti fiscali di questi anni. A fine Legislatura è, infatti, giusto fare un punto della situazione ed esaminare anche le criticità che non sono state risolte, e che lasceremo in eredità alle prossime Camere. Tra tutte secondo noi bisogna ripartire dall’attivazione di quello che è definito “contrasto d’interessi”, e sul quale abbiamo presentato una proposta di legge proprio in funzione di una maggiore equità fiscale, e di una reale lotta all’evasione fiscale, evitando quei micidiali condoni che erano esaltati, in epoche non lontane, anche da esponenti di Governi, come mezzo per fare cassa, quasi giustificando gli evasori “costretti” ad evadere per colpa delle troppe tasse presenti in Italia”.
“Oltre al contrasto d’interesse – ha continuato Capelli – è mancato un intervento importante sul tema dell’Imu per la prima casa. Non è, infatti, pensabile continuare non distinguere tra prime case. Non si tratta certo di attaccare la proprietà della casa, ma di una normale e razionale idea di equità fiscale, che non può ammettere che tutte le prime case siano eguali. È questo un punto che certamente il nuovo Parlamento dovrà affrontare, per ottenere maggiore equità tra i cittadini, ma anche un più efficace gettito fiscale”.
“Sia la differenziazione dell’Imu sia il contrasto d’interessi, sarebbero, infatti, due norme che avrebbero positive ripercussioni dal punto di vista fiscale, ma anche della stessa equità del sistema fiscale, un tema forte questo. La mancanza di equità, o comunque la sensazione di questa mancanza, non è certo estranea ai rischi di sfaldamento sociale e politico del nostro Paese, ma anche a quella riemersione delle peggiori pulsioni xenofobe e razziste alle quali stiamo assistendo, e che molti, in modo irresponsabile, fomentano e rafforzano”, conclude l’esponente di Cd.