1947: TORNA LA FESTA DEL LAVORO
Breve storia di un dibattito
Il 1° maggio, ovvero la Festa del lavoro e dei lavoratori ha una lunga tradizione. La proposta viene storicamente lanciata durante il congresso della Seconda Internazionale a Parigi nel luglio 1889 dove si organizza una grande manifestazione di lavoratori per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Alla metà del XIX secolo, nelle campagne come nelle fabbriche, i lavoratori non avevano diritti, potevano essere indotti a lavorare, nelle peggiori condizioni, anche a rischio della vita, per 16 ore al giorno.
La data scelta, il 1° maggio, ricorda il 1° maggio 1886, allorquando una manifestazione operaia a Chicago fu repressa nel sangue. Così, il 1° maggio del 1890 si registrò una forte adesione di lavoratori, malgrado l’atteggiamento repressivo di molti governi. In Italia, nel 1923 questa festa fu abolita dal Fascismo e fatta confluire nel Natale di Roma (21 aprile). Nel 1947, nel pieno dei lavori dell’Assemblea Costituente la Festa del lavoro e dei lavoratori divenne festa nazionale.
Presidente del Consiglio era Alcide De Gasperi. Il mondo cattolico era molto diviso e lo rimase al lungo. Ma Don Primo Mazzolari, “la tromba dello Spirito Santo della Valle Padana” – per richiamare le parole di Giovanni XXIII – non aveva atteso che la Chiesa istituisse la festa liturgica del 1° maggio nel 1955, con Papa Pio XII e dedicata a San Giuseppe artigiano. Già nel 1922, Mazzolari, allora parroco a Cicognara e prima di diventarlo a Bozzolo – parrocchie in provincia di Mantova e in Diocesi di Cremona – inizia a celebrare il 1° maggio in chiesa con una Messa, predicando la dignità del lavoro, della sua sacralità, della fatica di vivere e di lavorare.