Tabacci al Ministro Patuanelli: serve un piano strategico per la siderurgia e il manufatturiero
“Io ho apprezzato l’analisi equilibrata e nel contempo preoccupata sulla perdurante crisi del settore siderurgico in Italia e – sottolineo – in Europa, ancor più aggravato dalla vicenda COVID-19 e mi è parso corretto il suggerimento del collega Epifani sulla necessità di coinvolgere la parte più ampia delle forze sociali ed economiche del nostro Paese sulla questione siderurgica, perché questa è e resta una vicenda centrale. Tra l’altro, mi viene da ricordare che pochi giorni fa abbiamo ricordato i 70 anni della dichiarazione di Robert Schuman, che è stata la base della nascita della Comunità economica del carbone e dell’acciaio, operazione chiave per superare i contrasti che hanno portato Francia e Germania a guerreggiare tre volte (nel 1870, nel 1915 e nel 1940), con una sessantina di milioni di morti e da cui consegue la nascita dell’Europa e si vede quindi come questo settore della siderurgia e dell’acciaio sia decisivo, soprattutto rispetto ai nuovi equilibri mondiali (il 53 per cento dell’acciaio cinese qui ricordato). Allora, secondo la mia opinione è necessario un quadro strategico, un robusto piano industriale del settore siderurgico, così importante per l’industria manifatturiera anche nel nostro Paese: edilizia, meccanica, automotive, cantieristica, consumi di energia, da cui deriva la questione delle produzioni energivore e il loro costo, ne sono pienamente condizionati. Ci sono profonde connessioni con le questioni ambientali, sanitarie, occupazione e sicurezza del lavoro e questi temi non possono essere – ed ho concluso Presidente – in contrasto tra di loro. Il fatto di averli messi in contrasto tra di loro ci ha fatto perdere tempo, ha creato solo una grande confusione. Lei appare come un Ministro concreto e autorevole, io le faccio l’augurio di utilizzare questi dieci giorni, perché non c’è solo la vicenda di Taranto, la siderurgia nel nostro Paese è molto complessa, molti colleghi l’hanno ricordato, ma è questo il momento di assumere delle decisioni, non possiamo pensare di restare fermi a rimpallare le responsabilità, perché ci sono equilibri di natura “politica” che devono essere tutelati; sarà bene decifrarli, perché mettere in contrasto il tema del lavoro con quello della salute non è una buona indicazione di marcia”.