Tabacci: “La sanità lombarda era un’eccellenza dai piedi d’argilla”

INTERVISTA A BRUNO TABACCI, Parlamentare eletto a Milano, leader del Centro Democratico e già Governatore della Regione Lombardia – “E’ tempo che la politica lombarda ripensi profondamente il suo modello sanitario, trovando un nuovo equilibrio tra pubblico e privato e dando la priorità alla medicina di territorio rispetto agli eccessi di ospedalizzazioni” – “Purtroppo il pasticcio nella gestione del vaccino contro l’influenza getta un’ombra inquietante anche sulla distribuzione e di massa del siero anti-Covid”

Nel periodo marzo-aprile-maggio, la Lombardia è stata l’epicentro mondiale della pandemia di Covid-19 e anche in questa seconda ondata rimane la Regione con il più alto numero di contagi in Italia. I dati complessivi, e purtroppo non definitivi, sono drammatici: quasi 400mila contagi e oltre 21mila decessi, in percentuale si tratta del 40% delle vittime del Paese. A 10 mesi dall’inizio dell’emergenza, nonostante nelle ultime settimane i numeri si siano stabilizzati, la situazione nella Regione rimane oltre il livello d’allerta. Gli ospedali sono in sofferenza, mentre medici e operatori sanitari fanno di tutto per curare quante più persone possibili. Parallelamente non si placano le polemiche relative alla gestione della pandemia da parte della Regione Lombardia. Sono stati fatti degli errori? Ci sono state carenze? Si poteva agire diversamente? Cos’è che ha mandato in tilt il modello lombardo della sanità? Ne abbiamo parlato con Bruno Tabacci, deputato di lungo corso eletto a Milano e presidente del Centro Democratico, che dal 1987 al 1989 ha ricoperto la carica di Presidente della Regione Lombardia e che successivamente è stato assessore comunale al Bilancio nella giunta Pisapia.