Scuola, Salvati CD: è arrivato il momento di riaprire
La campagna vaccinale sta entrando nel pieno della sua operatività e il Presidente Draghi annuncia la volontà di ripartire dalla Scuola. Attenzione a non sottovalutare la portata di queste dichiarazioni che pongono tutti di fronte ad una questione essenziale nelle società democratiche: la formazione dei propri giovani, l’investimento nel futuro, il bisogno di strutturare la società del lavoro su competenze sempre più alte e competitive. Se così non fosse la nostra unica leva competitiva sarebbe quella proposta dalla decrescita: salari più bassi per competere sui costi e non sulla qualità, svalutazione monetaria e crescita dell’inflazione, appiattimento del mercato interno.
La capacità di pressione di alcuni gruppi invece ha determinato un vulnus non ulteriormente tollerabile: scuole chiuse (soprattutto al sud purtroppo), insegnanti vaccinati e un tasso di depressione e abbandono da parte dei giovani che grida ad un secondo allarme sanitario, questa volta psicologico e sociale.
Partiamo dai dati. L’indagine “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotta da IPSOS per Save the Children, dimostra che un adolescente su due sente di vivere un anno sprecato, abbandonato dal mondo degli adulti, sfiduciato. Uno su tre dichiara di essere indietro o percepirsi indietro, nell’apprendimento.
L’Istat riporta che 1 bambino o ragazzo su 8 (tra i 6 e i 17 anni) non ha a disposizione la strumentazione e la connessione adeguata per frequentare a distanza.
Lo studio su 7,3 milioni di studenti condotto da The Lancet – Regional health Europe, A cross-sectional and prospective cohort study of the role of schools in the SARS-CoV-2 second wave in Italy, ripreso anche da Elisabetta Andreis su Corriere della Sera, è giunto a 3 conclusioni: non vi è stata correlazione tra apertura delle scuole e curva epidemiologica, non si sono registrati (se non in pochissimi e rari casi) contagi tra docenti e studenti, i minori si contagiano meno degli adulti.
I Presidenti delle regioni italiane hanno messo al centro del dibattito, invece, proprio l’apertura delle Scuole, facendole diventare un baluardo della prevenzione. Questo dimostra l’inefficacia dell’attuale sistema federale. Non possono coesistere in una piccola nazione come la nostra 20 sistemi scolastici diversi. A dimostrarlo un dato tra tutti: a Milano un bambino della scuola dell’infanzia non ha perso neanche un giorno di scuola mente a Napoli ha già perso 55 giorni su 97.
Inutile ricordare quali effetti ha sortito la chiusura delle scuole sulle famiglie e, purtroppo, sulla condizione lavorativa principalmente (anche se non esclusivamente per fortuna) delle giovani donne, ancora una volta sacrificate nella conciliazione vita-lavoro.
È giunto il tempo di affrontare la riapertura delle scuole (partendo dalle classi dei più piccoli, dell’infanzia e della primaria) superando i barocchismi dei sindacati degli insegnanti che di recente hanno opposto problematicità alle riaperture e al prolungamento dell’anno scolastico. Bisogna rimettere al centro la vita e la crescita dei più giovani. Sono centinaia gli insegnanti che “si sentono insegnanti” e non “fanno gli insegnanti”. Sono quelli gli esempi da perseguire e da premiare.
Andrea Salvati
Consiglio Nazionale Centro Democratico