CD Milano: tavola rotonda “LA SANITA’ PER TUTTI. TUTTI”.
Lo scorso 27 aprile CD Milano ha organizzato una tavola rotonda dal titolo LA SALUTE PER TUTTI. TUTTI.
Il seguito e il successo oltre le aspettative, la specificità dei relatori, il loro amalgamarsi e confrontarsi, hanno avvalorato il dibattito molto vivo intorno alla sanità lombarda, ormai avviato da mesi.
Hanno partecipato:
– Vittorio Agnoletto, professore universitario, responsabile scientifico Osservatorio Coronavirus e membro direttivo nazionale di Medicina Democratica;
– Angelo Barbato, ricercatore, Dipartimento di ricerca politiche per la salute dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri;
– Andrea Mangiagalli, medico di Medicina Generale dal 1987 e membro dell’Associazione Terapie domiciliari e referente per la Città metropolitana del movimento delle «Coccarde gialle»;
– Davide Re, giornalista del quotidiano “Avvenire”.
Al centro del dibattito la sanità in Lombardia, la nuova legge Moratti e le sue ricadute.
La regione Lombardia ha delle eccellenze ospedaliere, la gente giunge da tutta Italia, ma concentrarsi sugli ospedali abbandonando la medicina territoriale ha dimostrato che si tratta di un grave errore come dicono purtroppo i numeri spaventosi dei decessi per Covid.
Un disastro con conseguenze politiche ed economiche: tutti ricordiamo le persone che si recavano in massa in pronto soccorso, la riduzione dei posti letto e la decisione disastrosa di trasferire le persone contagiate nelle RSA.
Nessun sistema sanitario centrato sugli ospedali può vincere su una pandemia, è solo il territorio che può gestirne l’onda, ma è stato abbandonato a sé stesso.
Il fallimento, con le sue tragiche conseguenze, è l’avere puntato sulla medicina curativa e palliativa assieme al peso enorme del privato all’interno del servizio sanitario pubblico.
Non è un problema ideologico ma è un dato di fatto che in Lombardia il privato si concentra sulla malattia, non ha interesse per la prevenzione e sceglie su cosa concentrarsi, ovvero può decidere di investire sulle patologie croniche, sulla cardiologia, sulla chirurgia, ma di certo non investe sui dipartimenti di emergenza, sui pronto soccorso che non danno profitto.
Si è arrivati al punto che in alcuni ospedali il pubblico gestisce soltanto i pasti e le pulizie.
Il sistema pubblico lavorando più sulla prevenzione, come si dovrebbe fare in teoria, può invece ridurre la spesa pubblica. È una semplice equazione, più prevenzione uguale meno malattie che significa meno costi e soprattutto più salute per i cittadini.
Al fondo del problema c’è la scelta politica di chi guida la regione di gestire il rapporto pubblico privato con regole di ingaggio totalmente sbilanciate a favore del privato, che può scegliere di dedicarsi alle patologie, alla diagnostica, agli interventi che generano maggior profitto senza caricarsi quelli più costosi ma essenziali come il Pronto soccorso e le lunghe degenze.
Non mettendo il servizio pubblico in grado di concorrere con quello privato, non c’è una vera equivalenza tra gli stessi, anzi con il progressivo taglio dei fondi ci si allontana sempre più da questo concetto.
La pandemia ha presentato il conto drammatico di una sanità, tutta concentrata sugli ospedali e sul profitto, incapace di far fronte alle emergenze e di garantire la salute dei propri cittadini.
Questa è la sanità lombarda e questa è la direzione impressa da quasi 30 anni di guida della regione del centrodestra, sono scelte politiche e solo la politica può intervenire per cambiare le cose.
L’appuntamento del prossimo anno quando i cittadini lombardi verranno chiamati alle urne per scegliere chi dovrà governare la loro regione nei successivi 5 anni, diventa il passaggio fondamentale per cambiare e garantire ai cittadini lombardi una sanità per tutti, ma veramente tutti.
Dipartimento Sanità Centro Democratico Milano