Sardegna, Capelli: dopo voto Camera crisi isola ora è caso nazionale

Testo integrale dell’intervento:

Grazie, Presidente. In sede di discussione sulle linee generali e di illustrazione della mozione, ho svolto il mio intervento partendo soprattutto dai doveri, cioè i doveri a cui la Sardegna ha ottemperato negli anni nei confronti dello Stato italiano e abbiamo fatto un rapido excursus dei primati della Sardegna per quanto riguarda i propri doveri. Poi abbiamo iniziato un viaggio, in conclusione di quell’intervento, e ho detto ai colleghi presenti in quella sede – e lo dico oggi a quei pochi colleghi presenti in sede di dichiarazione di voto – che vorrei continuare questo viaggio, portarvi appunto in Sardegna. Siamo arrivati via nave, ci siamo imbarcati da Genova e siamo arrivati a Porto Torres, una delle porte della Sardegna, un’area bellissima. Ricordo soltanto che si affaccia in quel golfo che poi apre all’isola dell’Asinara, più nota per il 41-bis che per le sue bellezze naturali.

Quel viaggio è un viaggio handicap, perché l’ultimo rapporto CRENoS presentato in Sardegna e la relazione presentata dal presidente della regione Sardegna Pigliaru al Ministro Delrio indicano chiaramente il primo svantaggio, quello dei trasporti: ore di navigazione per un percorso che normalmente in terraferma viene fatto con un terzo del tempo. Quindi, potete ben capire quali siano gli handicap del trasporto merci e del trasporto passeggeri. Ma c’è un altro handicap, quello della continuità territoriale, quello del costo di questo trasporto. Ho qui sotto mano uno dei biglietti, che indica un’assurdità, un costo di trasporto per due persone in passaggio ponte di 44 euro e un aggravio di tasse e servizi, sul costo di 44 euro, di 89 euro. È una cosa assurda.

Ecco dove può intervenire lo Stato, uno Stato che ha regalato alla Sardegna, fin dagli anni scorsi, la totale responsabilità del costo della continuità territoriale. È l’unica isola non del Mediterraneo, ma d’Europa, probabilmente del mondo, un’isola che appartiene a una nazione, che si carica l’intero costo della continuità territoriale. Un’altra assurdità, cioè quel costo grava solo ed esclusivamente sul bilancio della regione Sardegna; non una lira viene spesa dallo Stato nazionale !

Ma qui c’è anche una responsabilità, la responsabilità di quegli amministratori che hanno deciso di concordare con lo Stato che quel costo valeva la pena di caricarselo, a fronte di una determinazione del trasferimento fiscale dei nove decimi previsti dallo Statuto.

Bene, anche in questo caso, una volta stabilito questo rapporto Stato-regione, i nove decimi, però, non sono stati trasferiti. La Sardegna vanta ancora un mancato trasferimento fiscale della fiscalità creata in quella regione da parte dello Stato che, ad oggi, si aggira intorno ai 600 milioni, avendo trattato per ben tre anni la restituzione di circa un miliardo e 300 milioni.

Ma torniamo alle distanze, torniamo al rapporto CRENoS, a quel rapporto che ci dice che, per esempio, da Olbia a Civitavecchia – Olbia: un’altra finestra sulla Sardegna – una distanza di 230 chilometri, di fatto, ha un costo di una distanza che si potrebbe percorrere tra regioni limitrofe di 533 chilometri.

Tutti questi aggravi vengono quantificati con uno scompenso equivalente a circa un miliardo e 100 milioni l’anno di disparità di costi superiori per la Sardegna per chi deve viaggiare come persona o deve trasferire delle merci. Capite bene quali sono gli handicap delle persone, degli italiani, dei sardi e delle merci delle imprese, in entrata o in uscita, e quale handicap siamo costretti a coprire.

Ma siamo arrivati, abbiamo detto, a Porto Torres, in quella zona bellissima del nord-ovest della Sardegna. Trasferiamoci verso il nord-est: dobbiamo fare una strada, la Sassari-Olbia, che è la «strada delle croci», la strada degli incidenti stradali, di tante vite perse in una strada che non è stata mai stata attenzionata dallo Stato, dall’ANAS in questo caso, e che è in fase di costruzione da tanti anni, badate bene. E qui vi è una responsabilità anche della Sardegna, perché non vanno negate: siamo ancora al primo lotto, mentre il tutto doveva essere concluso nell’estate del 2015, quanto meno fino al quarto lotto di quella strada.

E, allora, anche noi, dico noi sardi, amministratori sardi, assumiamoci le nostre responsabilità; come le responsabilità, una volta arrivati a Olbia, possiamo riscontrarle verso La Maddalena, dove abbiamo le bonifiche del famoso G8 di cui tutti noi qui abbiamo parlato durante la discussione e l’illustrazione delle mozioni. Bene, in questo caso devo riconoscere che lo Stato ha fatto la sua parte, la Sardegna ancora no.

Quindi, è giusto che ci assumiamo le nostre responsabilità o si assuma le responsabilità chi è stato e chi è amministratore della cosa pubblica in Sardegna.

Ma quali sono le altre responsabilità, oltre ai trasporti ? Non parlo del trasporto aereo: sapete tutti della crisi di Meridiana, quindi non ne parlo semplicemente per saltare ad altre problematiche che dovremo affrontare. Il Presidente Renzi, proprio l’altro giorno, in visita a Olbia per l’inaugurazione del Mater Olbia, della nuova struttura sanitaria che sorgerà in quel territorio, ha affermato che la Sardegna, effettivamente, paga degli handicap storici, delle disattenzioni storiche da parte dello Stato centrale. Ha detto che si impegna ad assumere tutte le iniziative perché a settembre venga presentato un piano, derivante anche dall’approvazione di questa mozione, che chiede un confronto Stato-regione che riconosca il caso Sardegna; non l’emergenza Sardegna, non la vertenza Sardegna, ma il caso Sardegna. La regione che in Italia assume in sé tutte le negatività, le contraddizioni, le problematiche che sono presenti nell’intera nazione. Abbiamo detto che noi abbiamo la nostra Ilva, purtroppo, per quanto riguarda l’inquinamento ambientale: l’isola che ha il maggior numero di territorio inquinato tra le regioni d’Italia; la regione che mette a disposizione il maggior numero di basi militari per lo Stato, per la nostra nazione.

Bene, quell’isola che cosa chiede ? Chiede equità, chiede giustizia, chiede anche sussidiarietà e solidarietà, se siamo in una nazione. Quindi, il Presidente che dice «vi daremo e porterò le ferrovie» – guardate, sembra di essere ai primi dell’Ottocento, alla fine del Settecento: vi darò le ferrovie – lo fa perché riscontra che non c’è un’adeguata rete ferroviaria all’interno della Sardegna né tempi di percorrenza adeguati. Alcune province hanno messo nelle strade il limite dei 10 chilometri orari per salvaguardare la sicurezza e non si possono oltrepassare i 10 chilometri orari nelle strade provinciali del centro della Sardegna.

Oppure: «Vi darò il metano», altro grande handicap. Tutte le imprese, tutte le famiglie consumano e pagano, come è noto, una quota maggiore per l’energia elettrica, per il consumo di energia in Sardegna, in quanto da sempre è l’unica regione d’Italia che non ha il metano. Lo Stato italiano, in collaborazione con la regione Sardegna, ancora non è riuscito a trovare e a mettere su un progetto reale, realistico e fattibile che possa consentire una equità nel consumo e nell’utilizzo dell’energia elettrica in Sardegna. Badate bene, con il carbone e con i fossili comunque la Sardegna produce più energia rispetto a quella che consuma e la trasferisce, attraverso il cavo Terna, alla nazione.

Sono solo alcune delle problematiche che auspico il Governo possa prendere in carico con questa mozione. Infatti, non è tanto importante quello che il Governo, attraverso i suoi rappresentanti, dice quando viene in Sardegna, magari in casi e in occasioni elettorali, o quanto noi andiamo a dire in quel luogo in occasioni simili, o quanto noi rappresentanti di quel territorio andiamo a dire ai nostri elettori. È importante quello che decide quest’Aula. È importante quello che determinerà quest’Aula: la presa in carico di un caso, il caso Sardegna, che è un caso Italia e che sicuramente sapremo portare anche all’attenzione, con i nostri rappresentanti e con il nostro presidente della regione, del tavolo europeo.

Ma da qui deve partire l’input di un impegno che il Governo dovrà rispettare, perché questo Parlamento è sovrano e questo Parlamento deve dare chiare indicazioni al Governo, al Presidente di turno, ma soprattutto allo Stato italiano, affinché riconosca quanto deve alla Sardegna, perché la Sardegna ha dato (Applausi dei deputati dei gruppi Per l’Italia – Centro Democratico e Partito Democratico).